Tag

, , , , ,

Grazie per la disponibilità, mi dici un po’ la tua esperienza e cosa ti ha portato a fare il mediatore?

Ho conosciuto ed appreso i rudimenti dell’arte della  negoziazione in tempi e luoghi che poco o nulla hanno a che fare con l’ambiente giuridico.

In occasione della frequenza del Corso per acquisire la qualifica di Consigliere Giuridico di Forza Armata tenuto a Roma presso C.A.S.D. (Centro Alti Studi Difesa) ho conosciuto i “negoziatori” delle Forze Armate Americani (si quelli che vediamo nei film e telefilm, che intervengono nelle situazioni di crisi con ostaggi!!!!!) i quali ci hanno formato nelle tecniche di negoziazione in caso di crisi.

Da lì è stata un escalation,  acquisizione della qualifica di Conciliatore Societario prima, Mediatore Civile poi, Formatore teorico-pratico in Mediazione Civile e Commerciale, Mediatore Familiare ed infine Giudice Arbitro.

Il tutto spinto da una convinzione maturata dopo 12 anni di avvocatura, la logica della litigation (io ho ragione, tu hai torto) che ha portato la giustizia italiana ad implodere, non deve essere perseguita obbligatoriamente.

Oggi un paese Europeo deve poter fornire una risposta alternativa alla giustizia ordinaria, per tale motivo sono divenuto un forte sostenitore delle procedure A.D.R. e della mediazione in particolare.

Come sono solito dire ai convegni in cui partecipo, mutuando le parole del grande Eric Galton, : Io mi considero come un “avvocato guarito”. Ho amato essere un avvocato e amo, da mediatore, lavorare con gli avvocati. Sono veramente felice di parlare “giuridichese”, e di comprenderlo. La mia passata esperienza come avvocato mi ha davvero aiutato a lavorare con gli avvocati che rappresentano le parti in mediazione. Ma ora riesco ad apprezzare il conflitto in un senso molto più ampio. Comprendo che ciò che è importante per le persone non è sempre il risultato di una causa. Ora apprezzo meglio quanto il conflitto circoscriva lo spirito delle persone e le privi della gioia di vivere. Ho visto famiglie, relazioni commerciali e lavorative distrutte, e ho assistito a ciò che è accaduto alle persone coinvolte. I conflitti colpiscono la produttività e il morale. Una famiglia, a cena, discute del conflitto anziché della bontà del cibo e del vino.”

Quale è secondo te l’ambiente (fisico) ideale per svolgere una mediazione?

Un ambiente fisico oggettivo ideale, secondo il mio punto di vista, non esiste.

Anche l’ambiente dove si svolge la mediazione dovrebbe essere “ cucito ad hoc” avuto riguardo le persone che partecipano alla mediazione.

Ma questo non è sempre possibile!!! (purtroppo), pertanto cerco di non utilizzare alcun tipo di tavolo, di posizionare le sedie in semicerchio con di fronte una lavagna con fogli mobili con alla base almeno tre pennarelli di colori diversi (blu, rosso e nero)

Ti siedi sempre nello stesso posto, o lasci la libertà alle parti di sedersi dove preferiscono per poi decidere dove metterti?

Di solito accolgo le parti all’ingresso della stanza della mediazione, e dopo una stretta di mano “vigorosa” (che dice  tanto!!!!!) io stesso indico alle aperti dove posizionarsi.

Io mi posiziono al centro di questo ideale semicerchio, posiziono  le parti accanto a me ed i loro consulenti ai margini.

Come mai hai scelto tale modalità?

Perché posizionarsi al centro? Perché vedo il mediatore come un direttore d’orchestra, le sue qualità devono portare  le parti in mediazione , che al primo incontro sono degli strumenti che esprimono una loro musica,  che hanno una loro voce, ad armonizzarsi in un’unica affascinante melodia.

Studio ed insegno la mediazione e spesso vedo il mio lavoro come il diventare un “vigile che dirige il traffico” della negoziazione.

Non dico alle parti come dovrebbero negoziare; fornisco invece consigli ed assistenza relativamente a ciò che potrebbe rendere la negoziazione più efficace.

Come ti prepari per affrontare una mediazione?

A differenza che del processo civile italiano che ha  parti o stadi identificabili,  quindi è assimilabile ad un abito fatto in serie, la mediazione è fluidità e flessibile.

Pertanto non mi preparo per affrontare la mediazione sempre nella medesima maniera, alcuni casi sono guidati dalla legge,  altri casi sono guidati dalle emozioni.

Adatto il mio stile alle esigenze del caso concreto, volendo mutuare un motto che ho appreso al tempo in cui facevo arti marziali (judo) il mediatore deve essere come l’acqua, deve assumere la forma del recipiente che la contiene.

Come e quando individui la strategia come mediatore? Come, se accade, la modifichi in corso d’opera?

Per rispondere a questa domanda mi devo, obbligatoriamente ricollegare alla risposta precedente.

Da formatore di mediatori e da mediatore, quello che sconsiglio è proprio quello di disegnarsi ex ante una strategia, è forse l’errore principale che un mediatore può fare.

Disegnare una strategia per poi rimanerne ingabbiati produce il fallimento della mediazione, perché il mediatore tenderà a volere “imporre” alle parti metodi e soluzioni.

Il mediatore quale soggetto “open mind” deve essere creativo, ovvero essere in grado di disegnare al momento la strategia negoziale e mutarla in corso d’opera.

Non dimentichiamo che i più grossi strateghi militari, da Annibale con i suoi elefanti, a Napoleone, a Rommel, a Mongomery, erano in possesso di quel quid derivante dal rompere gli schemi classici della guerra.

Pertanto la mia strategia come mediatore si può racchiudere in un motto “Improvvisare per raggiungere lo scopo” (US Marines Corp)

Hai dei personali “rituali” (che puoi/vuoi condividere) preparatori o che fai durante la mediazione?

Non ho  “rituali” preparatori , cerco solo di arrivare in mediazione e staccare la spina con la realtà esterna, mi calo totalmente nel ruolo!!!!.

In quasi tutte le mediazioni c’è un momento di empasse, tu come lo affronti?

Una maggiore  preparazione prima di una mediazione minimizza la possibilità di una impasse fatale.

Inoltre, il mediatore dovrebbe aspettarsi almeno quattro o cinque punti morti significativi in ogni mediazione, senza temerli.

Se risolvere la controversia fosse facile, le parti non avrebbero bisogno di un mediatore.

Le barriere all’accordo possono includere l’assenza di abilità negoziali, l’esistenza di alcune necessità emotive o il fallimento della comunicazione.

Il lavoro del mediatore consiste nell’identificare le barriere alla risoluzione e nello sviluppare delle strategie per aggirarle. In molti conflitti, le persone hanno semplicemente bisogno di essere ascoltate