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Hai dei personali “rituali” (che puoi/vuoi condividere) preparatori o che fai durante la mediazione?

Durante la mediazione cerco di dimenticare tutto ciò che è fuori dalla stanza: per quell’ora/ore che sono là la mia attenzione e concentrazione sono rivolte unicamente alle parti ed alla controversia. Non prendo altri impegni prima e dopo l’incontro per non essere distratta nè condizionata in alcun modo da accadimenti esterni che potrebbero distrarre la mia attenzione o esercitare su di me anche solo pressioni in termini di scadenze temporali. Ovviamente durante la mediazione stacco il cellulare come anche il collegamento alla posta elettronica.

In quasi tutte le mediazioni c’è un momento di empasse, tu come lo affronti?

Divento più direttiva quanto a decisioni da prendere in merito alla gestione della procedura: ripenso (razionalmente) alla struttura delle fasi e cerco di “movimentare” la negoziazione applicando alcune delle tecniche apprese (sessione separata o di nuovo congiunta? tono di voce? pausa? tipo di domande? è ora il caso di fare “l’avvocato del diavolo”? e così via). Il tutto a seconda della situazione contingente che cerco di interpretare “leggendo” il contesto, grazie anche alla comunicazione non verbale delle parti e dei legali (per esempio le loro espressioni facciali, il tono e la postura), decifrando le emozioni e il clima nel suo complesso.

Che capacità dovrebbe possedere un Mediatore?

A mio dire non dovrebbe sentirsi né essere il protagonista della situazione, si potrebbe dire della scena, bensì un mero “regista” della negoziazione altrui, ricordando sempre di non essere un giudice e di non avere alcun potere di imporre alle parti una soluzione. Dovrebbe saper mantenere la calma e la positività/costruttività anche in caso di forte tensione e di apparente situazione senza sbocco. Dovrebbe saper analizzare il contesto e la controversia con grandi dosi di realismo e saper apprezzare e convivere con le diversità.

Quali hai tu? Quali noti che utilizzi in mediazione? Quali, facendo mediazioni, hai appreso? Quali ti sei reso conto di avere?

Sono sempre stata affascinata dalla diversità: sin da piccola avrei voluto essere un esploratore nel senso tradizionale del termine, ma ho sempre pensato di essere nata almeno un secolo troppo tardi. Il mio gioco preferito era quello di leggere e disegnare carte geografiche di tutti i tipi e per me la mediazione è, dunque, poter finalmente essere almeno un esploratore dei conflitti, disegnando ogni volta, con l’aiuto delle parti, una mappa della controversia alla ricerca di una “via” da percorrere verso una soluzione “nuova”, in quanto unica rispetto a quelle parti. Sono sempre stata una persona pragmatica ed anche questa mia caratteristica personale penso si sposi molto bene con l’essere mediatore, poiché la mediazione è anche, alla fine, un “test di realtà”. Occupandomi di negoziazione e mediazione ho potuto sviluppare ulteriormente innate capacità di empatia mentre ho dovuto apprendere la capacità di controllare meglio le mie emozioni, convogliandole costruttivamente per uno scopo strategico, nonché gestire meglio lo stress psicologico e la tensione delle trattative che “istintualmente” amavo poco, forse perché conosciute, prima, solo in senso strettamente legale, ovvero da gestire con modalità distributive e non anche, almeno potenzialmente, integrative.

Quali le qualità?

Essere paziente, tollerante e tenace: si dice che “Ad impossibilia nemo tenetur” ma come mediatore occorre fare sempre il possibile e, spesso, anche l’impossibile per facilitare l’accordo.

Visto che i guadagni sono magri, cosa ti spinge ad affrontare ogni mediazione?

L’interesse e la passione per la materia riconducibili, come detto, non solo ad una mia innata curiosità intellettuale per la gestione dei conflitti, il nuovo ed il diverso, ma anche al fatto che la mediazione non è un lavoro di tipo burocratico, ma si ha a che fare con le persone e, in via del tutto “egoistica”, ciò mi soddisfa.

Vi sono, chiamiamoli “valori” cui ti ispiri per affrontare le mediazioni?

Il riconoscimento ed il potenziamento delle parti, la considerazione delle diverse prospettive del conflitto al fine della autodeterminazione delle parti rispetto alla controversia che le accomuna, con modalità che devono essere per loro soddisfacenti.

Sempre rimanendo nei “valori”, ne individui alcuni specifici propri della Mediazione?

L’assenza di imposizioni, coercizioni e giudizio da parte del mediatore e il riconoscimento della “suprema” volontà e autonomia delle parti. Non amo la c.d. mediazione valutativa, salvo nei casi in cui siano le parti, però pienamente consapevoli del “tenore” e degli effetti della loro richiesta, a chiedere al mediatore una valutazione in senso lato (ovvero non solo ai sensi della formulazione della proposta ex art. 11 del D.Lgs. 28/2010).

Quale è la tua visione della mediazione?

Un’attività molto appassionante ma allo stesso tempo molto faticosa quanto a consumo di energie fisiche e psichiche. Un’opportunità di crescita personale e professionale (anche in relazione all’attività di avvocato in mediazione) come professionista “esperto” a tutto campo nella gestione dei conflitti.

Quale è la tua “mission”(una parolina in inglese ci sta sempre bene) personale?

Mi piace essere mediatore per poter studiare ed applicare la negoziazione e la mediazione, capire meglio le relazioni tra esseri umani e, possibilmente, aiutare costruttivamente ad utilizzare modalità di gestione dei conflitti più orientate all’autodeterminazione delle parti in relazione alle proprie controversie. Ad essere chiamata in gioco c’è la consapevolezza delle parti che devono confrontarsi per scegliere come affrontare, gestire e risolvere il loro conflitto, considerato che i valori a monte delle scelte individuali possono profondamente divergere e che il diritto, da solo, non sempre è lo strumento più adatto a risolvere i problemi, che talvolta possono essere addirittura acuiti da imposizioni normative.

Ora passiamo ad una domanda un po’ particolare. Vorrei che, senza pensarci troppo, mi definissi la mediazione con un simbolo, e con un altro (se possibile), mi  indicassi il tuo essere mediatore.

La mediazione è come una barca a vela portata dal vento delle emozioni: il viaggio e la rotta vengono decisi dalle parti, talvolta semplici passeggeri, talvolta vero e proprio equipaggio, ma tenere la barra del timone e decidere la regolazione delle vele è compito del mediatore. A volte capita di poter andare con il vento in poppa ma, se necessario, bisogna anche sentire il vento sul viso e saperlo risalire con fatica di bolina, per condurre barca, passeggeri ed equipaggio nel porto desiderato.

Essere mediatore per me vuol dire essere sempre disposta ad ascoltare ed aiutare senza giudicare.

Un commento tuo personale sulla Mediazione (piena libertà di risposta, il commento può essere diretto alla disciplina italiana, all’istituto in generale, alla “filosofia” della mediazione ecc.).

Fare il mediatore vuol dire esercitare una professione di aiuto ed avere un vero e profondo interesse verso l’altro, inteso come persona umana. Il mediatore è stato anche descritto come “colui che costruisce un fragile ponte di barche” tra due rive. Riportandomi a quest’esempio, che ci trasmette l’idea di un equilibrio spesso complesso e fragile, concludo dicendo che la mediazione è un’attività affascinante ma molto delicata, che va curata attentamente in ogni particolare e non può essere lasciata all’improvvisazione.

Avv. Alessandra Passerini – E’ formatore teorico e pratico in mediazione, accreditato dal Ministero di Giustizia ai sensi del D.Lgs. 28/2010, nonché mediatore professionista presso alcune Camere di Commercio dal 2006. Avvocato in Roma in materia civile e commerciale dal 1992. Ha conseguito un Master in “Procedure Stragiudiziali delle controversie” presso l’Università degli Studi di Siena ed un Master in “Peacekeeping and Security Studies” presso l’Università Roma Tre. Ha pubblicato articoli sui temi della negoziazione e mediazione, tiene corsi di formazione per mediatori professionisti presso diversi enti, pubblici e privati, ed è altresì formatore in gestione dei conflitti, tecniche di negoziazione e mediazione, anche da una prospettiva interculturale e di genere.