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Hai dei personali “rituali” (che puoi/vuoi condividere) preparatori o che fai durante la mediazione?

L’unico rituale è che arrivo regolarmente in ritardo, è una prassi deleteria che sconsiglio vivamente, ma non riesco proprio ad essere puntuale. Si tratta di pochi minuti ma sempre ritardo è.

In quasi tutte le mediazioni c’è un momento di empasse, tu come lo affronti?

Cerco sempre di dare la massima importanza e rilevanza agli avvocati delle parti, sin dall’inizio della procedura,  e cerco sempre di farmeli amici,  o meglio cerco di farli sentire fondamentali e protagonisti della procedura fin da subito,  perché sono convinto che se  non si portano gli avvocati a collaborare secondo me la mediazione fallisce in due minuti.

Lavorando da subito in questo senso, li uso per i momenti di impasse, cerco di farli risolvere a loro.

Facendo leva sulla loro professionalità, e giocando sul fatto che siamo colleghi ( a Roma sono anche facilitato, perché molti in effetti li conosco da tempo ) li invito a fare due chiacchere con il proprio assistito in separata sede, magari dandogli qualche input.

Mi manca l’esperienza di mediazioni senza la presenza di avvocati, mi sono sempre capitate persone assistite da colleghi, immagino che in caso di impasse senza la loro presenza, andrei in sessione separata.

Che capacità dovrebbe possedere un Mediatore?

Capacità di ascolto innanzitutto, e faccia cosidetta da poker. Riuscire a rimanere impassibili o a non far trapelare che si stando ascoltando delle castronerie senza senso è fondamentale per non perdere l’imparzialità. Sembra facile ma non lo è, così come la calma e la pazienza sono requisiti imprescindibili.

Aggiungerei un minimo di carisma e di credibilità, che va conquistata nel corso della procedura.

Quali hai tu? Quali noti che utilizzi in mediazione? Quali, facendo mediazioni, hai appreso? Quali ti sei reso conto di avere?

Sarà un caso ma ti appena  elencato esattamente i requisiti caratteriali che gli altri mi riconoscono, e che mi rendo conto di avere. Non le ho apprese facendo il  mediatore però, credo di averle sempre avute.

Visto che i guadagni sono magri, cosa ti spinge ad affrontare ogni mediazione?

L’idea che sto investendo il mio tempo, in qualcosa, che oggi porta guadagni magri, ma domani esploderà senz’altro. Fare esperienza oggi, anche se sotto pagato rispetto all’impegno che ci vuole, credo servirà ad essere pronto e già conosciuto,  quando la mediazione sarà patrimonio comune e ci sarà bisogno di professionisti qualificati ed esperti.

Vi sono, chiamiamoli “valori” cui ti ispiri per affrontare le mediazioni? Ed alcuni specifici propri della Mediazione?

Sinceramente non me ne vengono in mente di particolari, posso dire il rispetto per le altre persone e per le altrui idee?

Ecco, forse il rispetto per le idee dell’altro, il riconoscere che ci sono altri punti di vista degni di essere presi in considerazione, o comunque che hanno pari dignità, è senz’altro un valore della mediazione.

Quale è la tua visione della mediazione?

A mio avviso la mediazione è, anzi dovrebbe essere, una procedura a mezzo della quale due parti vengono aiutate a risolvere da sole un  loro conflitto, e se possibile dovrebbe essere risolto in maniera tale da prevenire conflitti futuri.

L’assioma che la soluzione del conflitto debba essere soddisfacente per tutti  è insito nel   concetto di soluzione, un accordo non riconosciuto come positivo non è un accordo e non è una soluzione del conflitto.

Pongo in risalto la visione delle parti che risolvono da sole, e del mediatore come professionista qualificato nell’aiutare le parti a raggiungere, sottolineo, da sole,  una soluzione positiva. Lo sottolineo perché è bene, a mio avviso, che dalla procedura di mediazione si allontani il più possibile ogni ipotesi di  simil arbitrato, o di  para giudizio, e la tentazione del mediatore di trasformarsi in piccolo arbitro.

Oltretutto, è noto che se le parti non sentono come prorprio un risultato, ovvero l’elaborazione del risultato, difficilmente lo accetteranno, e anche questo dovrebbe allontare il mediatore da ogni tentazione decisoria.

Quale è la tua “mission”(una parolina in inglese ci sta sempre bene) personale?

A proposito di paroline inglesi, e come dico sempre, mi sono ammazzato sui sacri testi latini per anni, ho imparato a memoria brocardi che potessero tornarmi utili nella mia professione, per poi scoprire che anche nel diritto, l’inglese ormai la fa da padrone, e forse sarebbe stato meglio mi concentrassi meno su Cicerone e più su Shakespeare.

A parte gli scherzi, ritengo che la mission sia quella di far percepire alle parti che mediare è meglio che litigare,  o più chiaramente, far percepire alle parti che la mediazione è una scelta di valore, non è un ripiego o un accontentarsi di altro, è un’altra strada rispetto alla via giudiziale, però senza insidie o trabocchetti, più facile ed utile da percorrere, anzi direi più intelligente da percorrere, rispetto alla via litigiosa.

Ritorno ai concetti  di prima, ed uso spesso questo esempio, le parti in mediazione decidono da sole come risolvere i loro problemi, se vanno davanti ad un giudice, delegano ad un estraneo, il potere di decidere per loro conto, le loro questioni private.

Non lo farebbero mai, per qualunque altro aspetto della loro vita ( qualcuno delega ad un estraneo la decisione di dove andare in vacanza? O di quale scuola sia migliore per il figlio ?  o di chi sposare?), perché dovrebbero far decidere ad un estraneo assoluto, su aspetti fondamentali della loro vita ? se ci riflettiamo è proprio questo quello che accade in un processo civile. La tua vita, i tuoi bisogni, i tuoi diritti, finiscono in un fascicolo impilato con altre migliaia di fascicoli, e una persona che non sa neanche che faccia tu abbia, statuisce su di te e la tua vita. Vista da questa prospettiva, sfido chiunque a  sostenere che la via giudiziale è una via sensata, almeno nella maggior parte dei casi.

Il fatto che per molte materie sia obbligatorio ricorrere in mediazione, credo ci obblighi a lavorare in un modo tale che le persone capiscano, una volta entrate nella stanza, che sono venute da noi perché dovevano venirci, ma in fondo non è stata poi cosi male la mediazione, dovrebbero pensare una volta terminata l’esperienza  “ quasi quasi ci ritorno anche per quell’altro problema che ho! ”

Ora passiamo ad una domanda un po’ particolare. Vorrei che, senza pensarci troppo, mi definissi la mediazione con un simbolo, e con un altro (se possibile), mi indicassi il tuo essere mediatore.

Mi viene in mente il ponte, come simbolo della mediazione, e come simbolo del mio essere mediatore, posso pensare all’immagine di un pilone di sostegno di questo ponte, gli altri piloni, necessariamente, debbono essere le parti.

Un commento tuo personale sulla Mediazione.

Purtroppo mi viene in mente che la legge italiana sulla mediazione avrebbe dovuto essere più ponderata e meglio strutturata.

Una rivoluzione di tale portata, meritava una legge migliore, nei miei corsi parlo di “BUG” perché non vi è dubbio che questa disciplina oggi è piena di buchi e controsensi, che a noi pratici tocca sistemare alla meglio. Magari ne parliamo in un’altra occasione, perché se comincio ad elencare le cose che a mio avviso non vanno, non finisco davvero più.

Sulla mediazione, così come si è strutturata fuori dall’Italia, penso tutto il bene possibile, e sono fortemente convinto che la storiella per cui i popoli latini, e ancora di più l’italiano sia un popolo culturalmente litigioso non portato per la mediazione dei conflitti, sia una baggianata assoluta.

La prassi di mediare i conflitti, nasce nella culla del diritto che è l’Antica Roma, non mi sembra di ricordare che i Romani fossero particolarmente pacifici, o non fossero dei guerrieri, eppure mediavano.

Avv. Carlo Recchia – Avvocato in Roma, specializzato in responsabilità civile e diritto delle Assicurazioni, si occupa di ADR dal 2003 come membro della Camera di Conciliazione del Comune di Roma, è mediatore civile professionista e formatore accreditato presso il Ministero della Giustizia,  tra i fondatori dell’Organismo di mediazione ed Ente di Formazione dell’Accademia Nazionale del Diritto.  Relatore in numerosi convegni e Master, ed autore di numerose pubblicazioni per le maggiori case editrici nazionali